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Costi
A differenza di quanto avviene nella maggior parte dei paesi europei, in Italia la gestione collettiva dei diritti d’autore è affidata in via esclusiva a un ente pubblico, la Siae, cui è quindi riconosciuto un monopolio legale.
La minor efficienza della Siae rispetto agli organismi esteri equivalenti costa agli autori, ai discografici e ai fruitori di opere musicali protette complessivamente circa 13,5 milioni di euro annui. I bassi tassi di efficienza della SIAE si ripercuotono negativamente sull’industria culturale italiana e sulla capacità di diffusione delle nuove tecnologie dell’informazione.
Il monopolio legale risulta, pertanto, anacronistico, lesivo della concorrenza, quindi costoso sia per gli autori, sia per i consumatori.
Sui consumatori grava inoltre una forma di tassazione preventiva imposta dalla SIAE, che acquisisce un compenso (denominato equo compenso) sui dispositivi di memorizzazione venduti in Italia (pellicole fotografiche, musicassette, VHS, CD, DVD, HD DVD, Blu ray, masterizzatori, hard disk, pendrive, schede di memoria, personal computer, decoder, lettori MP3, telefoni cellulari, ecc.) che si basa sull'assunto a priori che su questi dispositivi l'acquirente registrerà una copia privata di materiale protetto dai diritti d'autore.
L'ammontare complessivo degli introiti da equo compenso viene stimato, da Confindustria e Assinform, in 300.000.000 euro all'anno.
Mercato europeo
La conservazione del regime di esclusiva in capo alla SIAE ha impedito per molto tempo la creazione in Italia di soluzioni più efficienti di tutela e gestione dei diritti d’autore e dei diritti connessi. Il principio dell'esclusiva nell'intermediazione è stato attenuato dall'introduzione delle norme comunitarie: permane il divieto di costituire nuove organizzazioni di intermediazione, ma l'autore, oltre la soluzione di autotutelare il proprio diritto, può scegliere di iscriversi ad associazioni di autori degli altri 26 paesi dell'Unione.
E' proprio il confronto con i modelli stranieri a rilevare l'inefficienza di quello italiano.
Lo UK è il benchmark europeo nel mercato dell'intermediazione dei diritti d'autore e l'analisi comparativa risulta rilevante specialmente nei settori della musica, dell’editoria e delle arti figurative per la maggiore disponibilità di dati e in quanto si tratta del mercato più prospero.
Nel 2008 la SIAE ha registrato in questo comparto incassi per 474,7 milioni di euro dall’area Musica, cui si sommano i 9,64 milioni introitati dall’area Lirica.
Nel Regno Unito, il soggetto che più si avvicina alla Siae per numeri e servizi offerti, nel settore della musica, è la PRS for Music, così denominato a seguito dell’alleanza stipulata nel 1997 tra la Performing Right Society e la MCPS (Mechanical Copyright-Protection Society). La PRS for Music conta circa 60 mila iscritti (tra cui 52 mila autori di canzoni e loro eredi) e nel 2008, attraverso le 350 mila licenze concesse ai fruitori di prodotti musicali, ha raccolto 608,2 milioni di sterline. Utilizzando il tasso di cambio di fine 2008, significa che la PRS for Music ha incassato nel 2008 620,6 milioni di euro. Il dato saliente per rilevare l’efficienza dell’intermediatore, è il rapporto tra i ricavi e i costi operativi: la società inglese presenta un ratio mediamente pari al 12%, contro il 14,8% registrato dalla Siae nel 2008, che sostenne nel medesimo esercizio costi operativi per 71,76 milioni di euro. Con un tasso pari quello della PRS for Music, 13,5 milioni di euro in più si sarebbero tradotti in risparmio per i consumatori italiani di musica, ovvero in maggiori compensi per gli autori.
Se il benchmark britannico evidenzia l’inefficienza del monopolio pubblico, la Siae risulta inefficiente anche se si restringe il campo di indagine ai monopoli legali o di fatto costituiti con il rilascio di una singola autorizzazione.
Nel caso della Svizzera è stato adottato un modello simile a quello italiano: la Suisa raccoglie, infatti, i proventi dai diritti d’autore nel mercato musicale in regime di esclusiva per tutti i 26000 iscritti e la legge svizzera prevede che “di norma, è accordata l’autorizzazione alla gestione collettiva dei diritti d’autore a una sola società per categoria di opere e a una sola società per i diritti di protezione affini” (art. 42, legge federale sui diritti d’autore e sui diritti di protezione affini), l'atto autorizzatorio ha durata quinquennale e può esser rinnovato alla scadenza per altri cinque anni. Nel 2008 la Suisa ha raccolto 152,2 milioni di franchi svizzeri (102,5 milioni di euro, considerando il tasso di cambio di fine 2008), distribuendone 112,9 (cui vanno aggiunti 6,4 milioni di franchi svizzeri per un fondo assicurativo per gli artisti e 2,2 milioni per la fondazione SUISA for music) e sostenendo costi per un ammontare pari al 13,9% degli introiti, al di sotto della miglior performance della Siae registrata nel settore musica, pari al 14,8%. Se il monopolista pubblico italiano fosse efficiente quanto l’analoga svizzera, sarebbe possibile un risparmio stimato di 4,4 milioni di euro, a favore dell’industria musicale italiana e dei consumatori, che vengono invece trattenuti dalle sezioni Musica e Lirica della Siae.
Se quindi il regime di libera concorrenza sembra condurre ad una maggiore efficienza nella gestione collettiva dei diritti d’autore, il sistema italiano risulta caratterizzato da problemi strutturali interni all'origine dell'inefficienza anche nel raffronto con i risultati ottenuti da analoghe CCS operanti anch’esse in regime di monopolio legale.
Problemi strutturali
Tra i fattori che più impediscono una maggiore efficienza vi è l'organizzazione del personale.
Nel bilancio del 2008, la Siae prendeva atto della necessità di contenere le spese di gestione, dopo anni di aumento delle risorse umane impiegate nell’ente stabilendo il blocco di nuove assunzioni con l'obiettivo, dopo molti anni di crescita ininterrotta del costo del personale (derivante essenzialmente da automatismi contrattuali ed adeguamenti inflattivi), di ottenere un concreto contenimento di tale spesa. Nello stesso bilancio si riscontra però la discontinuità tra i propositi e i fatti in quanto il costo del personale, che aveva raggiunto nel 2007 quota 91,2 milioni di euro, nel 2008 ha subito un ulteriore aumento, pari a 4,7 milioni di euro (+5,1%), solo in parte (2,1 milioni di euro) giustificabile con la risoluzione consensuale dei rapporti di lavoro. Ancor più forte, in termini percentuali, risultava l’aumento dei costi per gli organi sociali, cresciuti da 2,1 a 2,7 milioni di euro (+28,5%) nell’arco di dodici mesi.
La gravità della situazione è stata rimarcata anche nel corso dell’assemblea tenutasi nell’estate del 2009, in occasione dell’approvazione del bilancio e dell’elezione del nuovo presidente, circostanza nella quale buona parte dei soci hanno preferito abbandonare la riunione per protesta.
Oltre alla spesa per il personale, il bilancio 2010 rilevava un'ulteriore criticità: l'esercizio ha portato a un risultato operativo negativo per 27,2 milioni di euro, spiegato da Direttore Generale Baldini subentrato successivamente con il commissariamento dell'ente: «Il deficit di bilancio di Siae è in buona parte determinato dal Fondo pensioni, un fondo integrativo chiuso nel 1978 ma che pesa ancora fortemente nel bilancio della società». La Società autori ed editori è stata infatti per anni costretta a tappare i buchi di un fondo strutturalmente in perdita che aveva investito il suo patrimonio in immobili, versando negli anni oltre130 milioni.
Nel 2010, prima del commissariamento, la situazione ha raggiunto il paradosso: i ricavi da locazione sono stati pari a 2,3 milioni mentre per gestire gli immobili sono stati impiegati 3,3 milioni, con un rendimento del -1 per cento. «In quel periodo - chiosa il direttore generale - ci sono state spese ai limiti del surreale, come i circa 300mila euro usati per interventi di idraulica. Abbiamo stimato che fino alla chiusura del Fondo, prevista nel 2059, Siae avrebbe dovuto sopportare oneri per circa 194 milioni».
La gestione commissariale avviata nel 2011 ha permesso un riordino finanziario dell'ente tramite razionalizzazioni nell'organizzazione del personale e tramite un'operazione per sanare l'anomalia di un patrimonio del fondo tutto concentrato sul mattone. Sono stati così creati due fondi immobiliari, chiamati "Aida" e "Norma", gestiti dalla sgr Sorgente nei quali Siae ha posto due immobili per un valore di 91,5 milioni di euro, mentre il Fondo pensioni ha impiegato cinque immobili per un valore di 58,8 milioni, con il fine di gestire le proprietà e produrre plusvalenze entro il 2012.
Effettivamente la Siae ha approvato lo schema di bilancio 2012 chiuso con un avanzo di gestione di18,6 milioni di euro. Sono state ridotte le provvigioni relative al settore dell'emittenza dello 0,5% per l'esercizio 2013. Durante la gestione commissariale il peso a carico degli associati è dunque sceso dal 21% medio a meno del 17%, nonostante il significativo calo degli incassi. Parte dell'avanzo di gestione 2012 è stato destinato a riserva che potrà essere utilizzata dai nuovi organi per l'ulteriore riduzione delle provvigioni della società.
L' equo compenso "salva-bilancio"
Dal 2010 la Siae ha potuto inoltre fare affidamento a nuove entrate per un ammontare sufficientemente elevato da compensare gli effetti della crisi e i riflessi contabili delle inefficienze. L'ente ha infatti ricevuto un soccorso dall’aumento dei compensi per copia privata previsto dal decreto ministeriale 30 dicembre 2009, adottato in attuazione del decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 68.
La prima disposizione molto discussa è stata è stata la determinazione del rapporto di proporzionalità tra il compenso e l’estensione della memoria del supporto di dispositivi elettronici. La principale critica sollevata muove dal riconoscimento che, sin dall’origine dell’informatica, una delle principali frontiere del progresso tecnologico è stata l’aumento della capacità di memoria contenibile in supporti di dimensioni sempre più ridotte. La crescita esponenziale della memoria infatti consente ed è il presupposto per la fruizione di prodotti multimediali di qualità via via migliore.
Stabilendo un compenso proporzionato alla memoria, la conseguenza è da un lato l'aumento dell’incidenza del corrispettivo sul prezzo finale, dall’altro un freno allo sviluppo e alla diffusione di supporti sempre più capienti e quindi di prodotti multimediali più elaborati e di qualità superiore che necessitano di memorie più estese.
Ha suscitato inoltre molte critiche l’estensione dell’ambito oggettivo delle norme sull’imposizione del corrispettivo, che è diventato inclusivo degli apparecchi, anche polifunzionali, idonei alla registrazione analogica o digitale, audio o video e i masterizzatori di supporti.